Pechino-Parigi, diario della prima settimana tra guasti, penalità e arresti per spionaggio

DONHUANG – Prima settimana di gara della Pechino-Parigi, siamo a Donhuang, ai margini del deserto del Tenggher. Diciamo subito che la nostra Fiat 500 targata San Marino va che é una meraviglia, con un solo inconveniente: la rottura del motorino d’avviamento ci obbliga alla partenza a spinta. Ma abbiamo sempre intorno nugoli di curiosi che non se lo lasciano dire due volte.Siamo ovviamente nelle parti basse della classifica per un insabbiamento nel nulla del deserto della Mongolia interna, nei campi agricoli di Ordos durante il quarto giorno di gara. Il ritardo ha superato il massimo della tolleranza e ci ha impedito la consegna della tabella di marcia. Ci hanno così appioppato tutte le penalità della giornata, come se non fossimo partiti e avessimo saltato controlli orari e prove speciali. Oggi abbiamo preferito percorrere un itinerario alternativo per non sottoporre la piccola 500 a due prove speciali su sabbia e sterrati in valichi oltre i 3.500 metri.
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